Ozonoterapia, fondamentale supporto alla Fibromialgia
La fibromialgia è una patologia che colpisce circa il 4% della popolazione occidentale e prevalentemente il sesso femminile nella misura dell’80%. In italia colpisce circa 2 milioni di persone.
La causa della è sconosciuta, il dolore muscolare cronico colpisce prevalentemente la colonna vertebrale, le braccia, le spalle, i polsi, le cosce e il cingolo pelvico, con sintomi brucianti, profondi, un dolore diffuso “dalla testa ai piedi”.
Al dolore, si associano spesso disturbi dell’umore e in particolare del sonno e astenia.
Il dolore può evidenziarsi con sensazioni di bruciore, rigidità, tensione e contrattura, soprattutto al mattino (anche per colpa del sonno non ristorante).
Frequenti sono poi i disturbi del sonno, mal di testa o dolore al volto, acufeni, disturbi della sensibilità e dell’equilibrio. A questi e per causa di questi, possono associarsi disturbi cognitivi, e/o ansia e depressione.
Caratteristiche della fibromialgia
La malattia è caratterizzata da dolore muscolare cronico, rigidità, astenia, e tutta una serie di sintomi che colpiscono ogni comparto corporeo (fotofobia, cefalea, disturbi uditivi, turbe digestive, allergie, manifestazioni neurologiche, turbe dell’umore, ecc.) Non esistono criteri diagnostici specifici per diagnosticare la fibromialgia, ne umorali ne strumentali.
La diagnosi è basata sui criteri dell’American College of Rheumatology: dolore muscoloscheletrico persistente da almeno tre mesi alla parte destra, sinistra, superiore ed inferiore del corpo, alla dolorabilità di specifici tender points (almeno 11 su 18).
I trattamenti convenzionali sono spesso inefficaci
L’ozonoterapia nella cura della fibromialgia
Secondo l’Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica questa malattia complessa può essere curata efficacemente con l’ozonoterapia.
È un trattamento del tutto naturale che sfrutta l’azione benefica dell’ozono nel nostro organismo. Aiuta infatti a ridurre il dolore e la contrattura muscolare attraverso i diversi tipi di somministrazione di questo gas.
Questa terapia svolge un’efficace azione analgesica e anti-infiammatoria. La sua applicazione produce una serie di cambiamenti e reazioni nelle cellule del paziente. Contribuisce a scatenare un’enorme produzione di antiossidanti e di sostanze che combattono il dolore e l’infiammazione.
L’ossigeno ozonoterapia si è dimostrata un efficace supporto per questa patologie, date le sue proprietà antinfiammatorie, di riattivazione del microcircolo e del metabolismo muscolare.
L’Ozono è un gas instabile che deriva dall’ossigeno, ed è dotato di una azione antinfiammatoria ed antidolorifica, perchè in grado di indurre la produzione di endorfine. Innesca anche la produzione di enzimi antiossidanti ed ha proprietà immunomodulanti ed antinfettive.
Attraverso l’ozonoterapia si riesce quindi a modificare il cattivo funzionamento delle cellule causato dalla condizione di stress ossidativo cronico che è alla base di molte malattie croniche, come appunto la fibromialguia
La terapia consiste principalmente in autoemotrasfusione da praticarsi con frequenza e concentrazioni di Ozono secondo i protocolli prestabiliti. Si ritiene utile anche l’insufflazione rettale e/o l’infiltrazione sottocutanea dei punti dolenti. Al paziente viene praticato un prelievo venoso, miscelato con ozono e reinfuso in vena. Da li, circola nei diversi tessuti ed organi, ove esercita i suoi effetti benefici
L’ Ecocardiogramma con microbolle ( Bubble test ) o eco-contrasto o “bubble test” é una metodica minimamente invasiva, basata sugli ultrasuoni, che permette di individuare se, all’interno del cuore, esistono delle comunicazioni fra le sezioni destre e quelle sinistre.
Il caso più frequente e conosciuto é il PFO (Forame ovale pervio).
Il PFO è una sorta di “foro” nel setto interatriale, presente nel 25-30% della popolazione. Prima della nascita – nel periodo fetale – tale foro favorisce il passaggio del sangue fra i due atri ed è quindi importante per distribuire ossigeno e sangue all’organismo.
Alla nascita però, ed entro il primo anno di vita del neonato, il setto interiatriale fisiologicamente dovrebbe chiudersi, perché nel frattempo si attivano i polmoni. Se questa chiusura non avviene si parla di “pervietà del forame ovale”.
In una piccolissima percentuale di casi ciò può essere causa di ischemia cerebrale e, talvolta, di cefalea.
Come si esegue il bubble test?
L’esame consiste nell’infondere da una vena superficiale del braccio una soluzione salina capace di formare piccole bolle che non hanno alcuna interferenza nell’organismo. Tali bolle sotto la spinta della circolazione venosa raggiungono il cuore e, se il setto interatriale presenta il PFO, è possibile osservare direttamente il passaggio dall’atrio destro all’atrio sinistro.
L’infermiera si occuperà di posizionare un accesso venoso mediante una agocanula dalla quale sarà poi iniettato un contrasto naturale, consistente in soluzione fisiologica
Quanto dura l’ ecocardiogramma con microbolle (bubble test)?
Il bubble test si esegue in genere in 20 minuti, non è un esame doloroso ne invasivo. Consiste in un semplice ecocardiogramma eseguito dopo somministrazione di soluzione fisiologica
Serve una preparazione particolare?
Il test delle microbolle è un’indagine di semplice esecuzione e non comporta effetti collaterali, non richiede alcuna preparazione e permette di ritornare alle proprie attività subito dopo l’esame.
Il test è indicato in tutti i casi di Attacchi Ischemici Transitori (TIA) o Ictus (Stroke) o eventuali emboli.
Il dottor Perillo è specializzato in questo tipo di esami. Consulta la nostra pagina di cardiologia
La magnetoterapia nella cura dei dolori è una tecnica che sfrutta i benefici dei campi magnetici a scopo curativo e riabilitativo di ossa e muscoli.
Vari studi ne confermano l’utilità, in particolare nell’agevolare la guarigione dopo le fratture, favorendo la formazione del callo osseo.
Ma la capacità delle onde elettromagnetiche di agire sui tessuti viene utilizzata anche per prevenire l’osteoporosi, contro il dolore cronico, da traumi o post operatorio, per favorire la cicatrizzazione delle ferite e il riassorbimento degli edemi, fino alla lotta alla cellulite
A chi serve
Spesso sono gli Ortopedici a prescrivere cicli di Magnetoterapia.
Un ciclo base ha una dutìrata minima di circa 30 giorni: cicli più brevi sono spesso sufficienti ad ottenere un beneficio, sia dal punto di vista del dolore, che della guarigione dal problema.
La Magnetoterapia si può utilizzare in tutti i casi in cui sia presente dolore, infiammazione, deficit funzionale e vascolare, con benefici su ossa, articolazioni e muscoli e sul sistema circolatorio ed estetico (con effetto antiedemigeno e quindi anti cellulite).
Campo di applicazione
In base all’esperienza ormai consolidata ed a molti studi scientifici, le indicazioni riguardo le patologie da poter trattare con la Magnetotrapia sono :
Osteoporosi;
Fratture e ritardi di consolidamento osseo;
Osteonecrosi;
Forme di artrite, tra cui osteoartrite (o artrosi), artrite reumatoide e periartrite;
Mal di schiena, Lombalgia, Cervicalgia
Pseudoartrosi;
Sindrome del tunnel carpale;;
Reumatismi articolari o dolori articolari;
Infiammazioni tendine e muscolari localizzate: borsite, tallonite, epicondilite, cervicalgia, lombalgia o lombosciatalgia;
Lesioni muscolari, da traumi, indicata soprattutto negli sportivi;
Lesioni della cartilagine;
Vene varicose e capillari;
Protesi articolari, per favorire il consolidamento di quest’ultima dopo l’innesto.
L’apparecchio
In genere, gli applicatori per la magnetoterapia (magneti) hanno l’aspetto di piastre rettangolari e di varie forme e sono forniti di un nastro in velcro che serve per “bendare” la zona anatomica da trattare.
Esistono tanti tipi di fasce, a seconda dell’uso che se ne deve fare: c’è una fascia specifica per eseguire la magnetoterapia sul collo, c’è una fascia specifica per effettuare la magnetoterapia sulla spalla e così via.
Avere delle fasce specifiche, come nelle nostre apparecchiature, permette di ottimizzare l’utilizzo della terapia, concentrando i campi magnetici proprio dove insiste il dolore.
Applicatore ogivale per Articolazioni
Apparecchiatura da Magnetoterapia
Applicatore per Colonna
Applicatore ogivale per piccole articolazioni
Apparecchio per Magnetoterapia
Applicatore per Colonna
Come si usa: terapia a casa senza problemi
Solitamente un paziente si sottopone ad un ciclo di Magnetoterapia di durata non inferiore ai 30 giorni. Questo tempo è indispensabile per far si che i benefici si consolidino nel tempo
Effettuare una Magnetoterapia è molto semplice: si impostano i dati forniti dall’Ortopedico o dal medico che la richiede, in base alla patologia da trattare e si posizionano le Ogive o gli applicatori nella parte interessata.
Ogni giorno si dovrà effettuare dai 30 minuti in su di Terapia.
Il grande vantaggio è che il paziente può effettuare questa Terapia direttamente a casa sua, quindi può farla mentre dorme, mentre cena, quando è seduto sul divano e vede la televisione. Insomma in ogni condizione in cui può rimanere abbastanza fermo per almeno 30 minuti-1 ora al giorno
Infatti, il costo del trattamento viene calcolato in base ai giorni in cui il paziente tiene a domicilio la sua apparecchiatura. Nel nostro caso, i nostri medici possono venire a domicilio del paziente per consegnare, ritirare ed istruire il paziente stesso su come gestire ed utilizzare l’apparecchio!
Al termine del “noleggio” il paziente può riportare nel nostro entro la macchina o chiamarci per richiedere il ritiro.
Magnetoterapia e cellulite
Negli ultimi anni è aumentato l’interesse per le applicazioni della tecnica anche nel campo Estetico, ed in particolare nella lotta alla cellulite.
La cellulite è un inestetismo che interessa l’ipoderma, il sottocute, causata da un’alterazione del microcircolo che provoca un aumento di volume delle cellule adipose con ritenzione idrica, dovuta alla presenza di liquido in abbondanza, extracellulare.
La presenza di cellulite può dipendere da diversi fattori, tra cui la predisposizione genetica, gli squilibri ormonali, uno stile di vita sedentario o un’alimentazione scorretta.
Per ridurre la cellulite è dunque indispensabile innanzitutto correggere lo stile di vita e ricorrere a trattamenti che migliorino la circolazione ematica e linfatica, come l’Ozonoterapia, la Carbossiterapia ed infine la Magnetoterapia.
La magnetoterapia sembra essere efficace come trattamento coadiuvante contro la cellulite proprio perché agisce sulla circolazione ematica: agirebbe riducendo la ritenzione idrica e l’infiammazione che ne sono la causa.
Per la Cellulite, l’applicazione della magnetoterapia è di circa 20-30 minuti per 15 giorni al mese, a giorni alterni: in questi casi è già possibile osservare i primi miglioramenti a fine del ciclo
Magnetoterapia, controindicazioni
La magnetoterapia viene sconsigliata in alcuni casi particolari, a causa dei campi magnetici che utilizza, un pò come la Risonanza Magnetica:
Portatori di Pacemaker;
Presenza di Protesi di metallo nel punto in cui andrebbe eseguita la terapia;
In gravidanza
Per effettuare un ciclo di Magnetoterapia, chiamaci allo 0661560852
Nei nostri centri utilizziamo solamente Apparecchiature Certificate, che hanno studi scientifici pubblicati e che possono assicurare l’ottenimento dei risultati previsti: fondamentale è la manutenzione e la potenza della macchina. Abbiamo scelto di servirci delle apparecchiature migliori che esistono nel mercato italiano.
La M.O.C., o meglio, la Mineralometria Ossea Computerizzata, chiamata anche densitometria, con il metodo ad assorbimento a doppio raggio fotonico (D.E.X.A.) è l’esame di scelta nella valutazione e screening della Osteoporosi.
Analizza il Tessuto osseo Vertebrale e Femorale, secondo le linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità, che rappresentano le due zone di maggior sofferenza, soprattutto post-menopausa, nella donna (ma anche negli uomini in terapia cortisonica o con malattie Reumatologiche).
Un tessuto osseo fragile, privo di minerali e proteine dell’osso, è un fattore di rischio importante per le Fratture
In effetti non è tanto l’osteoporosi ad essere pericolosa di per se, quanto il pericolo di frattura che costringe, sopratutto le persone anziane, a letto.
Non si muore di Osteoporosi, ma delle sue conseguenze: oltre alla frattura che limita i movimenti del paziente, l’allettamento spesso deprima l’anziano, facendogli sentire il peso dell’età.
In molti casi, all’allettamento segue direttamente l’impossibilità a rimettersi in piede e la morte.
Come funziona
E’ un esame rapido, dura 10 minuti, e particolarmente scevro da qualsiasi rischio di radiazioni, dal momento che la dose e l’assorbimento sono praticamente bassissimi.
Se alla M.O.C., si aggiunge il dosaggio della Vitamina D e del Calcio, come nelle proposte di Check-up che eseguiamo nel nostro centro, il valore dello screening si moltiplica, assumendo informazioni anche sullo stato generale di questa importante vitamina fondamentale nei processi e nel metabolismo dell’Osso
Per le donne più esigenti, abbiamo messo appunto anche dei pacchetti di prevenzione in cui alla M.O.C. si aggiungono gli esami ematochimici di primo livello utili nella valutazione dell’Osteoporosi.
Quando si effettuano questi Check-up, nei nostri referti vengono segnalate tutte le indicazioni indispensabili per una efficace prevenzione, come l’indice di Rischio secondo l’algoritmo internazionale DeFra, le ulteriori indicazioni all’approfondimento con gli esami di secondo livello nei casi selezionati e il periodo in cui andrà ripetuto l’esame.
Per prenotare un appuntamento, puoi chiamarci allo 0661560852 o scriverci direttamente in privato lasciando i recapiti per essere ricontattata!
Una questione che spesso affligge i pazienti, è la possibilità di poter sostituire un esame T.A.C. (TC) con uno di Risonanza Magnetica (RM).
In queste poche righe cercheremo di spiegare quali sono le differenze, le indicazioni e quando è possibile sostituire un tipo di esame con l’altro, sebbene permangono delle differenze significative.
Cercheremo di scrivere in maniera più comprensibile possibile, tralasciando la terminologia tecnica per gli addetti al settore e cercando di chiarire bene le opportunità per i pazienti.
Vantaggi e svantaggi della Risonanza Magnetica
Iniziamo subito chiarendo quali siano i punti di forza e di debolezza di un esame di RM rispetto alla TC.
1. Innanzitutto l’assenza dell’utilizzo di Radiazioni Ionizzanti, i Raggi X: la RM sfrutta il campo magnetico creato dalla macchina utilizzando dei ricevitori (Bobine) che vengono posizionati il più vicino possibile ai distretti da studiare (i famosi caschetti per l’Encefalo, le cinture per la schiena ecc ecc).
L’assenza di Raggi X, rende l’esame idoneo per lo studio dei giovani, delle donne in periodo fertile, per sottoporre pazienti ad esami ripetuti senza rischi, al momento, accertati.
Molti studi hanno provato di verificare le possibilità di danno indotte dai campi elettromagnetci, ma la letteratura non ha portato ad esiti negativi
2. La capacità superiore alla TC nel differenziare i diversi tessuti del corpo: grazie alla sua tecnologia basata sulla multiparametricità, al RM è in grado di differenziare la stessa struttura in studio (ad esempio un ginocchio) in modo da trarne differenti informazioni con apposite sequenze (T1, T2, DP).
Quindi possiamo mettere in risalto “il liquido” in una articolazione (T2), possiamo mettere in evidenza la struttura dell’osso con sequenze mofologiche (T1), oppure identificare una raccolta di versamento interna all’osso (STIR), e così via, per ricercare il problema specifico.
3. La possibilità di non utilizzare Contrasto: l’esame sfruttando il constrato naturale dei tessuti del corpo, spesso non ha necessità di contrasto, che rimane utilizzabile in alcuni casi per lo studio dell’encefalo.
4. La possibilità di acquisire immagini personalizzate: grazie a quanto detto precedentemente, non esistono mai due esami di RM identici. Il Medico Radiologo con l’ausilio del Tecnico, dovranno elaborare l’esame idoneo a “tirar fuori” il problema lamentato
Quest’ultimo punto, tuttavia, è alla base di due dei principali svantaggi della RM: 1) La durata degli esami, 2) la necessità di avere una indicazione chiara del problema. Vediamoli bene
Svantaggi: La Durata dell’esame
L’esame di RM è un esame lungo, a volte anche molto, sfiorando i 40 minuti per gli esami più impegnativi. Non diciamo che tutti durano molto, alcuni esami possono essere anche brevi, anche 15 minuti, ma spesso la durata dell’esame è proporzionale alla bontà tecnica dell’esame: più dura e più viene meglio, di solito.
Ciò significa diverse cose, tra le quali:
Non tutti i pazienti riescono a stare immobili per questo tempo, quindi si muovono con il rischio di inficiare l’esame, di avere immagini mosse e di dover ripetere la sequenza (ogni sequenza dura tra i 3 ai 7 minuti)
Non è un esame da Pronto soccorso
Con questo ultimo punto passiamo all’altro svantaggio:
Svantaggi: Avere un problema abbastanza chiaro da studiare
Spesso i pazienti vogliono fare una Risonanza sperando di trovare qualcosa, un problema, una lesione, per poter poi passare alla cura.
C’è da dire subito una cosa: la RM non è onniscente, non può conoscere tutto, o meglio: può identificare solamente qualcosa che si sospetta.
Ci spieghiamo meglio: per poter fare un esame comprensivo di qualsiasi problema occorrerebbe un esame che duri un oretta circa, per fare tutte le sequenze mirate a “tirar fuori” qualsiasi problema esistente. Ciò è inimmaginabile, sia perchè costerebbe al paziente in termini economici e di tempo, sia perchè non è possibile pensare a tutti i problemi che può avere un ginocchio
Per questo serve una richiesta di un medico, di uno specialista o quantomeno una idea abbastanza chiara del problema, per elaborare uno studio apposito per metterlo in evidenza. Come diciamo sempre noi ai nostri pazienti: . Se non si fanno le sequenze giuste, anche se c’è un problema, non lo si vede!
Svantaggi: rimanere immobili per molto tempo
Come detto prima, une same può durare anche molto e serve la collaborazione del paziente. Soprattutto nei bambini e negli anziani tale collaborazione non sempre è disponibili, quindi si deve fare qualcosa per ridurre il tempo dell’esame: eliminando qualche sequenza di studia o accorciando i tempi. In entrambe i casi a ridurne è anche la qualità dell’esame complessiva.
Svantaggi: la Claustrofobia
La durata così lunga, mette alla prova anche i più coraggiosi: rimanere fermi immobili, in un ambiente ristretto può infatti causare attacchi di panico, ed è impossibile per un Claustrofobico riuscire ad effettuare l’esame, spesso anche nelle macchine aperte
Svantaggi: lo Studio del Torace
La RM per la sua conformazione non può studiare distretti contenenti aria, quindi è inutilizzabile per il Torace, dove, invece, la regina rimane la TC
Svantaggi: il campo Magnetico. Attenzione al Pacemaker!
L’Utilizzo dei campi magnetici rende impossibile, a causa della morte certa, pazienti che hanno il Pacemaker: tale dispositivo verrebbe rotto dai campi magnetici impedendo la sopravvivenza del paziente.
Inoltre quando si entra in una sala di RM, bisogna sempre togliere orologi, carte di credito e cellulari, e tutte gli oggetti elettronici perchè a rischio rottura. Questo la rende inadeguata per supportare interventi in sala operatoria perchè necessita di materiale Amagnetico, costoso e non sempre disponibile.
In più, pazienti con protesi al ginocchio, Anca o in altri distretti non possono sottoporsi allo studio perchè il ferro rende impossibile la generazione di immagini senza artefatti (su questo si sta lavorando da qualche anni cercando di migliorare i Software per attenuare le distorsioni del campo magnetico).
Si aggiunga che nelle macchine più potenti, il materiale di cui è composta la protesi (le più vecchie di solito perchè ora vengono messe amagnetiche), può riscaldarsi e dar fastidio al paziente.
Vantaggi e svantaggi della TC
Cercheremo di essere più brevi per venire subito al dunque di questo articolo e cioè se si possono scambiare i due esami.
1. La rapidità dell’esame: l’esame di TC dura in media al massimo 30 secondi. Anzi, ogni scansione TC dura 30 secondi, ci sono poi dei casi in cui vanno fatte più scansioni, al massimo due o tre (per capirci quelle che per al RM si chiamano sequenze)
2. Assenza di Claustrofobia: questo fa si che il paziente non abbia problemi a rimanere fermo questi pochi secondi e che quindi non soffra di attacchi di claustrofobia
3. L’altissima capacità di studiare l’osso in dettaglio ed i distretti contenenti aria, come il Torace ed il Colon. Queste caratteristiche rendono la TC la regina dello studio del Polmone, con la possibilità di eseguire esami in Alta Risoluzione (HRTC), Colonscopie Virtuali ed esami mirati per quelle fratture che non appaiono chiare alla RM.
4. Utilizzabile anche per gli interventi: poichè non genera campi magnetici è possibile eseguire interventi sotto guida TC, senza avere fastidi di calamita con gli attrezzi e strumentari chirurgici
5. Utilizzabile nella stadiazione oncologica: per la sua caratteristica è l’esame di elezione quando si vuole studiare una neo-formazione, perchè a differenza della RM, offre una risoluzione spaziale migliore, è più veloce e con l’aggiunta del contrasto, fornisce molte informazioni utili e rapidamente
6. Utilizzabile nei pazienti con Pacemaker: tutti i pazienti portatori di Pacemaker possono sostituire una RM con una TC, anche se non perfettamente sovrapponibili come informazioni fornite.
Svantaggi: utilizza Raggi X
Il più grande svantaggio è l’utilizzo dei Raggi X negli esami TC, ne impedisce l’abuso, la ripetizione costante nel tempo e la necessità di avere un problema medico che non può essere studiato con la RM o la Ecografia
Svantaggi: bassa caratterizzazione dei tessuti non ossei
Non significa assenza completa di informazioni, ma semplicemente che sui tessuti molli, articolazioni, legamenti, organi, la Risonanza offre una qualità diversa, a volte superiore, che spesso, viene integrata con la TC, per la complementarietà che hanno le due metodiche
Svantaggi: limitata nello studio articolare
Nello studio delle Articolazioni al Risonanza è diventata la Regina: permette una definizione completa di tutte le strutture ossee e ligamentose, che la TC non riesce a fornire
Svantaggi: limitata nello studio della colonna
Come per le articolazioni, anche per la colonna l’esame di TC ha una performance del 70% rispetto a quello della RM
Svantaggi: spesso necessita di mezzo di contrasto per migliorare la qualità
A differenza della RM che, grazie alla capacità di differenziazione dei tessuti del corpo, offre un contrasto naturale, la TC ha spesso bisogno di aggiungere un mezzo di contrasto iodato per arricchire l’esame di informazioni utili
Il contrasto non è pericoloso, ne fastidioso, tuttavia in rari casi può dare reazioni anafilattiche ed avverse, anche gravi, alla sua somministrazione.
Inoltre, non tutti i pazienti sono idonei alla somministrazione, essendo necessaria una buona performance Renale che si decide valutando gli esami del sangue Azotemia e Creatinina (indispensabili per sottoporsi al contrasto) ed un ECG per verificare lo stadio Cardiologico
Sostituire l’esame: quando?
Innanzitutto bisogna sempre ricordare di chiedere al proprio medico se si possono sostituire gli esami con altri: in base alla vostyra storia ed hai motivi il Medico potrebbe anche sostituire gli esami con delle valutazioni alternative, con esami Ecografici o ematochimici.
Stante tutto ciò detto in precedenza è facilmente intuibile come e quando si possono utilizzare un esame piuttosto che l’altro:
Sicuramente nei pazienti con Pacemaker o Claustrofobici, è possibile effettuare una TC, anche se meno informativa, rispetto ad una RM che è contro indicata
Negli adolescenti e nelle donne giovani in età fertile sarebbe meglio effettuare una RM a meno di motivi particolari adeguatamente giustificati dal Medico
Nello studio Articolare e della Colonna la RM è superiore alla TC, sebbene questa permetta lo studio delle Ginocchia e delle spalle con tecniche particolari (protocollo lionese, misurazione Pico, valutazione TAGT ecc)
Nello studio dell’Encefalo ci sono dei motivi specifici che richiedono l’una o l’altra metodica, non sempre sono sovrapponibili o interscambiabili, sebbene, in linea di massima, possiamo dire che la TC sia l’esame di scelta in causa di traumi ed emorragie, mentre al RM rimane di scelta per lo studio delle malattie degenerative
Se volessimo dare una sentenza di massima potremmo dire che se nei casi in cui è richiesta una RM, ma per motivi disparati non si può fare, la TC rimane una buona alternativa, con una sovrapposizione di informazioni attorno al 60-70%. Lo stesso si può dire al contrario, anche se difficilmente ci sono cause ostative all’effettuazione di una TC per cui si opti per effettuare una RM
Il 2 settembre sarà installata presso lo Studio Radiologico Casalotti di Roma una nuova Risonanza Magnetica Hitachi di ultimissima generazione.
Il nuovo tomografo usa una tecnologia Open che va incontro alle esigenze di tutti i pazienti e apporta innumerevoli benefici, in termini di comfort, a bariatrici, claustrofobici e pediatrici con la possibilità di avere accanto un familiare o genitore durante l’esame. Più in generale il sistema è indicato anche per chi semplicemente non se la sente di eseguire l’esame in un convenzionale “tubo chiuso”.
La nuova Risonanza Magnetica Aperta con angolo di 270° e magnete permanente, permette di eseguire esami di varie tipologie, tra cui studi osteoarticolari statici e dinamici (Ginocchio, bacino, Anca, Spalla, Colonna, piede, Mano ecc).
Non solo Articolazioni
La vera novità sta, però, nelle caratteristiche tecniche dei nuovi software: l’avanguardia della tecnologia e la qualità dell’imaging, per numero di pixel, rendono la risoluzione delle indagini diagnostiche particolarmente definita e nitida, oltre alla possibilità di effettuare una ampia tipologia di esami diagnostici.
Questa possibilità garantisce la effettuazione di Esami che prima erano esclusivamente ad appannaggio delle apparecchiature chiuse, come gli esami dell’Encefalo (anche con contrasto), della colonna in Toto, del massiccio facciale, di parte dell’Addome e la Pelvi in particolare.
Tuttavia il campo magnetico per mantenere una struttura Aperta è leggermente ridotto rispetto alle apparecchiature chiuse, il che non permette di eseguire alcuni esami di approfondimento come la Prostata, l’Addome, alcune ricerche vascolari ed angiologiche ed esami ultra specifici o per la ricerca di patologie destramente indagine (per i quali resta indispensabile la macchina chiusa).
Questa apparecchiatura va a sostituire la precedente macchina, sempre aperta, dedicata esclusivamente alle articolazioni (esami per i quali siamo Leader a Roma grazie alle competenze tecniche e professionali di Tecnici e Medici), potenziando così il servizio di Risonanza Magnetica finora offerto e venendo incontro alle sempre più numerose richieste da arte dei pazienti di ottenere ottimi esami, ma con una macchina Aperta
Il tampone faringeo è un test diagnostico che ha lo scopo di individuare l’eventuale presenza di microorganismi nell’essudato e che il medico richiede generalmente, ma non soltanto, quando sospetta che una faringite (patologia comunemente più nota come “mal di gola”), una tonsillite o una faringo-tonsillite non siano di origine virale, bensì di origine batterica; quest’ultima evenienza è più rara (circa l’80% delle faringiti sono causate da un virus), ma non poi così infrequente.
Come si esegue un tampone faringeo
L’esecuzione del tampone faringeo è alquanto rapida e indolore ; l’esame viene effettuato inserendo nella gola del soggetto una sorta di cotton-fioc che viene strofinato sia sulle tonsille che sulla mucosa faringea.
In queste zone che solitamente si annidano i microrganismi responsabili della faringite o della tonsillite); l’operazione è semplice, ma è necessario evitare che il tampone faringeo venga a contatto con le altre mucose del cavo orale.
Peraltro, in alcuni soggetti, specialmente nei bambini più piccoli, l’introduzione del bastoncino può scatenare conati di vomito ed è opportuno eseguire l’esame a digiuno).
Una volta terminato il prelievo del campione di essudato, il tampone viene inviato al laboratorio analisi dove si procederà con l’esame colturale.
La procedura consente, dopo le opportune verifiche di laboratorio, di stabilire quale sia il microorganismo responsabile della patologia e conseguentemente scegliere la modalità terapeutica (non ha senso assumere antibiotici se il tampone rivela che la faringite o la tonsillite hanno origine virale anziché batterica).
Praticamente, le cellule raccolte con il tampone faringeo vengono fatte riprodurre in un apposito terreno di coltura fin quando non si ottiene una popolazione cellulare abbastanza ampia da permettere l’esecuzione degli esami.
Nei bambini si preferisce il test Rapido, con risposte in soli 15 minuti che identificano la presenza o meno dello Streptococco, in maniera da dare avvio alla gestione terapeutica
Nei giorni precedenti l’esecuzione dell’esame, di norma viene suggerito al soggetto di sospendere le terapie antibiotiche eventualmente in corso e di non utilizzare presidi farmaceutici a uso locale quali, per esempio, spray per la mucosa orale e collutori.
Il tampone faringeo e il successivo antibiogramma
Nel caso gli esami rivelino la presenza di un agente batterico, si procede con l’esecuzione di un antibiogramma, un test di sensibilità batterica agli antibiotici che ha essenzialmente due scopi:
scegliere la terapia antibiotica più adatta al caso trattato;
monitorare il livello di resistenza batterica.
L’antibiogramma viene eseguito su vitro mettendo a contatto le colonie batteriche con i farmaci antibiotici.
Indicazioni alla prescrizione del tampone faringeo
Classicamente, l’esame viene eseguito quando il medico sospetta una faringite o una faringo-tonsillite da Streptococco beta-emolitico di gruppo A, ma anche nel caso in cui si sospetti la presenza di altre patologie quali la candidosi orale, l’epiglottidite, la gonorrea faringea, la pertosse, la scarlattina e, in generale, un’infezione da stafilococchi.
Un’alternativa al tampone faringeo: il test Rapido
Un’alternativa interessante al tampone faringeo, soprattutto per quanto riguarda i bambini, è il test rapido per lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A che risulta essere il più frequente aggressore batterico in età pediatrica.
Si tratta di un test che fornisce una risposta affidabile in soli 10 minuti, mentre nel caso di tampone faringeo sono necessari alcuni giorni prima di ottenere una risposta dal laboratorio analisi.
Articolo dalla Pagina Facebook ed a cura di IAM: Innovation About Medical
La Sindrome dell’ Intestino Irritabile
La sindrome dell’ intestino irritabile o IBS (Irritable Bowel Syndrome), in Italia nota come “colite”, è un disturbo cronico e ricorrente dell’apparato gastrointestinale, che affligge circa il 10-15% della popolazione mondiale.
Le attività del tubo digerente (motilità, sensibilità e secrezione) sono regolate dal cervello che può interagire in modo improprio con l’intestino, provocando i tipici sintomi dell’IBS (dolore/gonfiore addominale, diarrea/stipsi) che possono variare la loro intensità nel tempo.
Il termine intestino irritabile ha un significato ben preciso.
“Irritabile” indica che le terminazione nervose all’interno della parete intestinale, che trasmettono al cervello le sensazioni dell’intestino, sono più sensibili del normale. Ciò significa che anche condizioni abituali che stimolano l’intestino (mangiare un pasto, il ciclo mestruale, lo stress), possono determinare una risposta esagerata con sintomi correlati.
Diagnosi
Per diagnosticare l’IBS ed escludere il sospetto di altre malattie, quali le malattie infiammatorie intestinali (morbo di Crohn, Colite ulcerosa, cancro del colo-retto, celiachia), si può eseguire il “Breath Test al glucosio” detto SIBOtest, un esame specifico, semplice ed efficace.
In Alternativa si può effettuare un Breath test al Lattulosio, di durata più lunga (4 ore), ma con sensibilità maggiore [NdR]
Il termine SIBO indica la sovra crescita batterica che rompe gli equilibri della flora batterica intestinale, normalmente presente nell’organismo.
Per arrivare ad una diagnosi corretta, è importante annotare sintomi e storia clinica (anamnesi) del paziente.
Sintomi
L’IBS non è associata a complicazioni gravi o mortali, ma ad un aumentato carico assistenziale-sanitario con risvolti economici non trascurabili.
I pazienti con IBS, infatti, ricorrono frequentemente a visite mediche, ad indagini diagnostiche e ad eventuali interventi chirurgici inutili.
Inoltre, l’IBS comporta disagi che influenzano la qualità della vita e l’eventuale assenza dal lavoro, come gonfiore addominale, Dolore colico, Meteorismo, Difficoltà di digestione, Diarrea o Stipsi
Articolo dalla Pagina Facebook ed a cura di IAM: Innovation About Medical
L’ Helicobacter Pylori è un batterio presente in oltre il 25% della popolazione italiana.
La sua presenza può rimanere sconosciuta anche per decenni, tuttavia è la principale causa di Ulcera Gastrica e Duodenale, Gastrite Atrofica, Gastropatie, Infiammazione e patologie gastrointestinali.
In molti casi è stato ritenuto anche responsabile di Linfomi Gastrici e Tumori dello Stomaco, proprio per via della continua infiammazione subclinica che provoca e mantiene nel tempo.
Il contagio è stato dimostrato, recentemente, che possa avvenire anche attraverso la saliva, per cui è importante la diagnosi a livello di nucleo familiare.
Il Batterio è comunque anche presente nelle carie, nella saliva, nelle feci.
Diagnosi
Il test più veloce, rapido e specifico ( oltre il 95%) è l’Urea Breath Test, una metodica non invasiva, molto semplice.
Il Paziente deve essere digiuno. Verrà somministrata una banalissima quantità di Urea e dopo appena 15 minuti verrà prelevata una quantità di area nell’espirato.
Verrà messa a confronto con dell’altra aria respirata in precedenza, prima della somministrazione dell’Urea, che rappresenta il “nutrimento” del batterio.
Attraverso una analisi spettrofotometrica, verrà misurata la quantità di ammoniaca prodotta (HP infatti, attraverso il suo enzima Ureasi scinde l’Urea in Bicarbonato e ammoniaca), che sarà indicativa della presenza o assenza del Batterio.
La diagnodi di certezza (specificità del 100%) si ottiene attraverso un prelievo bioptico ottenuto durante l’effettuazione di una Gastroscopia. Esistono però forme Coccoidi che rischiano di essere invisibili ad entrambe gli esami, se non si sa che bisogna cercarle.
Proprio per evitare tale esame, invasivo ed un pò fastidioso ai più, si cerca di utilizzare il test del respiro il più possibile.
Un altro test, ma molto meno specifico, è il test per la ricerca degli antigeni sulle feci, o sul sangue, attraverso al ricerca degli anticopri. Questi due esami hanno ormai perso di importanza e di funzione, per via dei numerosi falsi positivi o della presenza degli anticorpi in circolo anche alla eradicazione dell’infezione.
E comunque sono test più invasivi di un test del respiro.
Terapia
La Terapia è prevalentemente antibiotica. Si può utilizzare la triplice o la quadruplice terapia, a seconda che, oltre un inibitore di pompa protonica (Gastroprotettore) vengano somministrati due o tre antibiotici.
La resistenza del Batterio agli antibiotici può anche essere notevole, e dopo il primo ciclo di terapia è opportuno testare di nuovo il paziente, affinché si sia sicuri dell’eradicazione. In caso contrario andrà fatta una seconda terapia antibiotica con differenti farmaci.
Dopo una terapia eradicante somministrata dal Gastroenterologo, deve essere ripetuto il test, che a questo punto raggiunge una specificità del 100%, per vedere la buona riuscita della terapia stessa.
Attenzione: spesso occorre testare tutta la famiglia del paziente quando si ottiene una positività. Proprio per la via di contagio, in parte ancora sconosciuta, ma certa dal punto di vista della Saliva, una volta acquisito il batterio, è molto facile e probabile trasmetterlo in famiglia, nello stesso ambiente domestico, attraverso per l’appunto la saliva (stoviglie, posate, giochi, oggetti).
Sarebbe, infatti, un peccato che, dopo aver fatto una consistente terapia antibiotica, ci si reinfetti immediatamente attraverso un familiare
Articolo dalla pagina Facebook dell’associazione Italiana Intolleranti al Lattosio
Intolleranza al Lattosio, cosa, come quando.
In Italia si ritiene che circa il 50% della popolazione sia intollerante al lattosio, ma solo 1 su 4 sa di esserlo.
Dato che lascia perplessi, soprattutto se si pensa a una condizione così diffusa anche a livello mondiale. In Cina, in Giappone e in Sud Africa l’intolleranza al lattosio si aggira tra l’80 e il 100% della popolazione.
In Europa la situazione è abbastanza variegata: nell’Europa meridionale i soggetti che presentano tale difetto sono circa il 70%, nell’Europa centrale la percentuale si aggira attorno al 30% mentre l’incidenza percentuale è decisamente minore nell’Europa settentrionale, si attesta infatti attorno al 5%.
L’intolleranza al lattosio (definita anche ipolattasia) si verifica in caso di mancanza parziale o totale della lattasi, ovvero l’enzima in grado di scindere il lattosio (zucchero composto) nei suoi due zuccheri semplici, glucosio e galattosio.
Il lattosio è il principale zucchero del latte (tra cui latte di mucca, di capra, di asina oltre che latte materno), rappresenta infatti il 98% degli zuccheri presente nel latte, oltre ad essere presente anche in altri prodotti lattiero-caseari derivati. Il lattosio, dopo essere stato assunto con la dieta, viene digerito a livello del duodeno dalla lattasi presente sulla superficie delle cellule della mucosa intestinale. In caso di deficit di questo enzima, il lattosio non viene digerito e rimane nel lume intestinale dove viene fermentato dalla flora batterica con conseguente richiamo di acqua e produzione di gas.
Quali sono i sintomi più comuni?
Il quadro clinico che ne deriva è caratterizzato da dolori addominali di tipo crampiforme, meteorismo, pesantezza di stomaco, senso di gonfiore gastrico, diarrea o stitichezza che insorgono da 1-2 ore a qualche giorno dopo l’ingestione di alimenti che contengono lattosio. Oltre a questi, si manifestano anche sintomi più generici come mal di testa, stanchezza, nausea, eruzioni cutanee e, in rari casi, perdita di peso.
La sintomatologia è differente da persona a persona, con manifestazioni di diversa entità ed importanza. La gravità dipende sia dalla quantità di lattosio ingerita sia dalla soglia di tolleranza individuale. Tuttavia tali sintomi non sono specifici e spesso si sovrappongono ai sintomi di altre intolleranze o patologie del tratto intestinale, questo purtroppo ritarda la diagnosi.
La regola fondamentale è affidarsi ad un buon specialista ed eseguire i corretti test di diagnosi, Breath Test e successivamente al Test genetico. Solo con un’accurata diagnosi è possibile risolvere i sintomi tipici e tornare al proprio benessere psico-fisico.
Tre diverse forme di intolleranza al lattosio
L’intolleranza al lattosio esiste in tre differenti forme: congenita, genetica e acquisita.
La forma genetica, o forma primaria, è generata dal deficit di produzione della lattasi e si può manifestare nel bambino, durante lo svezzamento oppure tardivamente nell’adulto a causa di una riduzione eccessiva della produzione di lattasi.
La forma acquisita, o secondaria, è dovuta ad altre patologie acute (come infiammazioni e infezioni dell’intestino) o croniche (ad esempio celiachia, morbo di Crohn, sindrome dell’intestino irritabile) ed è transitoria risolvendosi infatti alla guarigione della malattia responsabile. Altre cause possono essere terapie antibiotiche, chemioterapiche o con radiazioni ionizzanti che, in conseguenza della loro tossicità o di un’azione di inibizione diretta dell’attività lattasica, determinano ipolattasia.
La terza forma di intolleranza, molto rara e di origine genetica a insorgenza precoce, si manifesta sin dalla nascita, (per questo è detta forma congenita), il neonato sviluppa diarrea non appena nutrito con latte materno o formulato, quindi una totale assenza di lattasi che persiste per tutta la vita.
Come diagnosticare l’intolleranza al lattosio?
La diagnosi si basa su due principali metodiche: Breath Test e Test genetico. Fare la diagnosi è importante per escludere dalla dieta in modo totale o parziale, a seconda della gravità, le fonti di lattosio.
Il test GOLD STANDARD e più diffuso è il Breath Test, che valuta la presenza di idrogeno nell’espirato prima e dopo la somministrazione di 25g di lattosio, prelevando 8 campioni di aria ottenuti facendo soffiare il paziente in una sacca a intervalli regolari (ogni 30 minuti), per un tempo di 4 ore.
Il respiro raccolto viene esaminato con lo scopo di individuare la presenza di idrogeno proveniente dalla fermentazione del lattoso non digerito. Per eseguire questo test, il paziente deve seguire una dieta apposita nel giorno precedente l’esame ed altre linee guida.
Un test positivo accerta la presenza di malassorbimento del lattosio, ma non discrimina se si tratta di una forma primaria dovuta a un deficit genetico di lattasi, o secondaria dovuta ad un’alterazione dell’integrità della parete intestinale conseguente a stati patologici.
Per capire se si se si tratta di una forma primaria o secondaria di intolleranza al lattosio occorre successivamente eseguire il Test Genetico, ovvero un tampone boccale per il prelievo della saliva, dal quale è possibile analizzare il proprio DNA. E’ scientificamente dimostrato che la mancanza di lattasi è dovuta ad una variazione del DNA un polimorfismo C/T nella posizione -13910, nel gene MCM6 a monte del gene della lattasi (LCT). Il Test Genetico permette quindi di discriminare chi ha entrambe le copie sane del gene (T/T), chi ne ha solo una sana (T/C) e chi le ha entrambe mutate (C/C) e quindi associata a lattasi non persistenza (LNP).
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