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Autore:admin

Decongestione Turbinati

domenica, 25 Marzo 2018 da admin

Radiofrequenze ed Elettrobisturi per respirare meglio

Perché il naso può essere sempre chiuso?

Ci si rende effettivamente conto di quanto sia prezioso respirare bene col naso solo quando si ha difficoltà nel farlo
Il raffreddore è sicuramente una delle malattie più comuni, caratterizzato da fastidiosa ostruzione nasale, che ci costringe a respirare con la bocca aperta, con rischio anche di maggiori infezioni del cavo oro faringeo e dei polmoni.

Esistono molte malattie che provocano la riduzione di aria attraverso il naso: rinite allergica, sinusite cronica, rinite da fumo di sigaretta, deviazione del setto, polipi ed ingrossamento delle mucose nasali.

Quest’ultima condizione si localizza soprattutto ai turbinati inferiori, gli autentici “climatizzatori” del naso, e costringe non di rado all’utilizzo cronico di spray nasali decongestionanti per poter dormire, con l’effetto di sviluppare dipendenza psicologica e fisica verso questi farmaci.

L’ipertrofia dei Turbinati

I turbinati nasali sono strutture ossee molto piccole rivestite di mucosa riccamente vascolarizzata, collocati nelle fosse nasali, lateralmente. Normalmente sono presenti 3 turbinati per fossa nasale: inferiore, medio e superiore; in alcuni ne può esistere un quarto, il supremo, o variazioni anatomiche come le Conche Bullose. I turbinati hanno la funzione di riscaldare, umidificare e filtrare l’aria che respiriamo, per rendere ideali gli scambi fra polmone e sangue.

Perchè i turbinati si “gonfiano” e diventano ipertrofici?

Sono maggiormente le persone affette da allergie stagionali (graminacee ed altri pollini) e perenni (polvere, pelo di cane e gatto, muffe) a presentare un enorme rigonfiamento dei turbinati. Allo stesso modo, l’ipertrofia delle mucose nasali, è tipica dei fumatori, i quali sviluppano nel tempo la cosiddetta rinite cronica ipertrofica.

Negli individui in cui la patologia dei turbinati non riconosca cause documentabili si parla di rinite vasomotoria (caratteristico il peggioramento dell’ostruzione nasale da sdraiati, che “migra” da una fossa nasale all’altra). Le nuove terapie mediche antiallergiche (vaccini domiciliari di ultima generazione) associate all’intervento di decongestione dei turbinati nasali consentono ai pazienti allergici di godere di buona respirazione nasale per lunghi periodi. In tal modo è possibile ridurre l’assunzione cronica di farmaci antistaminici, abolendo comunque i fastidiosi sintomi allergici (starnuti, secrezioni acquose, prurito nasale).

Cosa si rischia ad avere il naso chiuso?

Il muco che si accumula nelle cavità del massiccio facciale può provocare diverse sintomatologie e fastidi:

– Insorgenza di sinusite cronica
– Frequenti raffreddori
– Diminuzione ed alterazioni dell’olfatto
– Crostosità e sanguinamenti nasali
– Frequenti otiti
– Insorgenza di asma bronchiale
– Comparsa di russamento ed apnee del sonno
– Mal di testa ricorrente

– Maggiore faticabilità e “fiato corto”

Come funziona l’intervento di decongestione con le Radiofrequenze

Il micromanipolo a Radiofrequenze effettua la decongestione dei turbinati in modo preciso e al di sotto della superficie mucosa, che rimane intatta.

Lo stesso intervento può essere effettuato con un elettrocoagulatore bipolare, con minime differenze nella prognosi, nella gestione del post intervento e nelle tecniche operatorie.
Mentre la deviazione del setto nasale necessita di intervento correttivo in anestesia generale, la riduzione volumetrica dei turbinati inferiori è eseguibile anche in ambulatorio, grazie all’utilizzo della tecnologia a Radiofrequenza.

Si utilizza una anestesia locale, ma per i più timidi si può realizzare una sedazione cosciente o una completa anestesia, lo specialista otorinolaringoiatra decongestiona le mucose esuberanti mediante lo strumento, attraverso onde elettromagnetiche erogate ad elevata frequenza o elettrobisturi.

In tal modo le cellule si “vaporizzano”, sgonfiando i turbinati, senza fuoriuscita di sangue, senza formazione di croste, senza necessità di applicare tamponi nel naso e, ciò che più conta, senza dolore. I risultati della decongestione dei turbinati si sono rivelati soddisfacenti e durevoli nel tempo.

Cosa succede dopo?

L’intervento di Decongestione, lasciato a se stesso, potrebbe non risultare del tutto risolutivo della problematica: il soggetto allergico che non si cura, il fumatore che non diminuisce, l’Ostruzione notturna che non viene trattata nella sua complessità anche con altri interventi medici e farmacologici, o patologie associate che non vengono affrontate o in qualche modo rimosse, può avere una recidiva del “rigonfiamento”, dell’ipertrofia.

A tal proposito il vantaggio dell’intervento con Radiofrequenze o elettrobisturi è che è possibile eseguirlo tutte le volte che si vuole, non ha un costo esorbitante e può essere inserito in un percorso di miglioramento e cura, che deve essere gestito dall’Otorino ma anche dagli altri professionisti della medicina (Allergologo, Pneumologo, Medici del Sonno ecc ecc).

Il rischio altrimenti è quello di essersi sottoposti ad un bellissimo intervento, molto riuscito, ma, dopo un anno, ritrovarsi nelle stesse condizioni precedenti, magari dando la colpa allo specialista che ha fatto l’intervento, accusandolo di averlo sbagliato.

Proprio per questo abbiamo realizzato un Equipe di Medici specialisti, specializzate nelel diverse branche coinvolte nell’ipertrofia dei turbinati (Otorini, Pneumologi, Allergologi) per riuscire a CURARE il paziente.

In questo contesto l’interventi di riduzione dei turbinati diventa il primo, ma non l’unico, passo verso la guarigione, seppur il più evidente, e percentualmente il più importante.

Per la tua decongestione chiamaci allo 0661560852!

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Pep Test

domenica, 25 Marzo 2018 da admin
pep test

La nuova diagnosi non invasiva del Reflusso Gastroesofageo

La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) è una patologia causata dal reflusso del contenuto acido dello stomaco nell’esofago, il tubo anatomico che conduce i cibi ingeriti dal cavo orale allo stomaco.

Ciò causa infiammazione esofagea e sintomi, tra i quali il principale e più tipico è la pirosi, ovvero bruciore restrosternale con acidità che risale fino al cavo orale. Questa patologia è molto diffusa: il 5% della popolazione lamenta un evento di pirosi settimanale, eventi più rari, mensili o più sporadici, sono lamentati da percentuali molto più alte di popolazione.

CAUSE

Le cause di MRGE sono soprattutto determinate da un ricorrente malfunzionamento dello sfintere esofageo inferiore. Questo apparato, posto al passaggio fra mucosa esofagea e gastrica, impedisce la risalita del contenuto acido dallo stomaco verso l’esofago. Il malfunzionamento del passaggio esofago-gastrico può essere causato inoltre da ernia iatale, ovvero la risalita di una porzione dello stomaco dall’addome al torace attraverso il foro esofageo situato nel muscolo diaframma. Vi sono inoltre altri fattori che favoriscono la MRGE: il fumo di sigaretta, comportamenti dietetici errati ed eccesso di peso.

SINTOMI

I sintomi causati dalla MRGE si distinguono tra tipici ed atipici.

Le manifestazioni cliniche più tipiche sono rappresentate da:
• Pirosi, il sintomo più diffuso e più riconosciuto
• Dolore retrosternale
• Asma
• Raucedine

I sintomi atipici, invece, sono rappresentati da:

• Disfagia

• Odinofagia

• Ipersalivazione

• Carie dentarie

• Disturbi del sonno

PEP TEST

La diagnosi si esegue con gastroscopia e/o rilevando la PHmetria esofagea con un sondino posizionato per 24 ore.

Per effettuare in maniera veloce e semplice la diagnosi di MRGE, con metodo non invasivo, è stato sviluppato un nuovo test diagnostico di facile attuazione: il Pep Test .

Si tratta di un’analisi rapida, innovativa e non invasiva capace di rilevare la pepsina nel liquido salivare. La pepsina è un enzima prodotto dalla mucosa gastrica. L’esame viene eseguito sulla saliva prelevata con un apposito kit, che consente di determinarne i livelli e di dare indicazioni diagnostiche sulla diagnosi della malattia da reflusso gastroesofageo.

Istruzioni per la raccolta del materiale salivare per il pep test

Mantenere il contenitore per il prelievo salivare ( ritirabile presso il nostro poliambulatorio ) a temperatura ambiente fino al momento della raccolta.
Raccogliere la saliva al mattino appena svegli secondo le seguenti raccomandazioni:
  • Non lavarsi i denti;
  • Non fare colazione;
  • Non assumere farmaci;
  • Non fumare;
  • Non bere caffè e/o sostanze gasate;
  • Raccogliere la saliva in quantità adeguata (2/3 cc) nell’apposito contenitore e agitare delicatamente con il liquido di conservazione;
  • Mantenere il contenitore a temperatura ambiente fino alla consegna.
Il materiale salivare può essere raccolto nei seguenti casi:
  • Quando si ha un rigurgito (notturno o giornaliero)
  • Al mattino prima di fare colazione
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Intolleranze Alimentari

sabato, 27 Gennaio 2018 da admin

Migliorare forma e benessere in pochi minuti si può

 “Intolleranza alimentare” è il nome che genericamente viene dato alle cosiddette “reazioni avverse agli alimenti”. Nulla ha a che vedere con l’Allergia, che invece è una reazione seria, con una diagnosi reale e standardizzata dalle società scientifiche di riferimento.
Ad eccezione delle intolleranze propriamente dette, cioè quella al lattosio e quella al glutine, le altre “intolleranze” rappresentano un fenomeno legato all’ eccessivo consumo di un alimento al quale il nostro organismo è sensibile.
Contrariamente alle allergie alimentari, i cui sintomi si manifestano subito dopo il contatto con quantità anche minime dell’alimento al quale siamo allergici, nel caso delle intolleranze alimentari i sintomi comparirebbero (il condizionale è d’obbligo anche perchè il termine intolelranza alimentare non trova una univa condivisione ne riconoscimento scientifico) solo a seguito di un consumo eccessivo (o comunque frequente) di un dato alimento e comunque possono comparire anche da 2 a 72 ore dopo la sua assunzione(vedi QUI  la differenza tra allergie e Intolleranze).
È comunque necessario sottolineare che queste forme di intolleranza, pur potendo essere causa di fastidi rilevanti (mal di testa, problemi intestinali, dermatiti, ecc), rappresentano un problema risolvibile mediante un intervento mirato sull’alimentazione, volto essenzialmente a capire quale alimento possa essere la causa del malessere. Tutto ciò a patto che si riesca ad intervenire per tempo e con metodi di indagine seri.

Per evidenziare le intolleranze alimentari sul mercato esistono, ad oggi, moltissimi test a disposizione.

Tuttavia, la maggior parte dei test in commercio, non sono minimamente affidabili in quanto mancano di due caratteristiche indispensabili: essere sempre ripetibili e non dipendere dall’operatore che lo esegue.

Dobbiamo sottolineare che nessun test, ad oggi, è riconosciuto universalmente come valido, dalle società scientifiche (Società Italiana di Asma, Allergologia ed Immunologia Clinica) che, anzi, ne sconsigliano l’effettuazione, riconoscendone una validità “pari al lancio di una monetina”.

Per questo motivo, gli unici test che garantiscono ripetibilità sono quelli basati su un metodo di laboratorio che si chiama E.L.I.S.A. Tutti gli altri test (Citotossico, Alcat, Vega, Dria, ecc) non soddisfano queste caratteristiche e sono dunque ritenuti dalla bibliografia ufficiale come metodi non attendibili, come spesso dimostrato anche dai servizi realizzati da note trasmissioni televisive.

Per questo abbiamo scelto di utilizzare il Test Nutrismart, basato sulla valutazione nel sangue circolante di una sottopopolazione di IgG (IgG4), che garantisce affidabilità e ripetibilità.

Il Test viene eseguito con un piccolissimo prelievo dal sangue capillare (come la glicemia) ed il Risultato si ottiene in soli 30 minuti.

Tra gli alimenti testati (57) abbiamo Frumento, Segale, Orzo, Avena, Cereali, lieviti, Glutine, Frutta, Frutti di mare, Pomodoro, Legumi, Ortaggi, Agnello e carni rosse, Carni bianche (pollo e Tacchino), Caffè, Senape, patate, Arachidi, Cacao, Uovo, ecc ecc. Gli alimenti nella batteria sono quelli più utilizzati e consumati (90%), adatto per adulti e bambini.

Per il tuo test chiamaci allo 0661560852

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244 Allergie con un solo prelievo? Ora si può!

sabato, 27 Gennaio 2018 da admin

Le Allergie: un Problema Globale

Le ultime decadi hanno visto un marcato incremento delle allergie in tutti i paesi del mondo, raggiungendo quasi la prevalenza del 50% in alcuni di questi nell’ultima generazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera l’allergia una patologia non trasmissibile fuori controllo. Tra le tante forme di allergia quelle determinate dalla produzione di IgE vero composti altrimenti innocui sono le più comuni. Queste forme sono in grado di causare malattie come l’asma, la rinite, l’orticaria, l’anafilassi, l’eczema e la congiuntivite.

 FABER test è il più attuale e completo strumento diagnostico oggi disponibile per la diagnosi di allergia.

Nasce dalle conoscenze più avanzate nel campo della nanotecnologia per il dosaggio delle IgE specifiche e utilizza allergeni molecolari ed estratti allergenici.

Il FABER test valuta 122 molecole allergeniche e 122 estratti allergenici provenienti da 123 diverse fonti allergeniche:
  • acari e altri artropodi e insetti
  • polline di erbe (artemisia, parietaria, ambrosia, plantago etc.)
  • polline di graminacee
  • polline di alberi (cipresso, olivo, platano, nocciolo, betulla, ontano, etc)
  • epiteli di animali (cane, gatto, cavallo, topo)
  • muffe e lieviti (Alternaria, Aspergillus, Penicillium, Candida, Tricophyton)
  • alimenti animali (latte, uovo, pesce, crostacei, carni, molluschi etc)
  • alimenti vegetali (grano, mais, pesca, mela, kiwi, soia, arachidi, noce, nocciola, pomodoro, fragola, legumi etc)
  • veleni d’insetti pungitori (api e vespe)
  • Latex

FABER test può essere eseguito a qualunque età, dai neonati alle persone anziane.

È necessario il prelievo di una piccola quantità di sangue, senza necessità di digiunare o sospendere farmaci, anche quelli dell’allergia. Contrariamente ai test cutanei, si può eseguire anche in presenza di dermatiti diffuse (es. orticaria, eczema).

Perché il FABER test per l’allergia?

FABER test è l’ultima generazione dei test diagnostici in nanotecnologia.

È fondamentale in tutte le patologie allergiche quali riniti, asma, orticaria, eczemi, anafilassi, congiuntiviti, disturbi dell’apparato gastro-intestinale.

FABER test è indicato per lo screening e la diagnosi precoce, soprattutto nei soggetti con familiarità per malattie allergiche o in presenza di valori di IgE totali superiori alla norma. L’analisi del test è supportata dalle più moderne tecnologie informatiche e dall’esperienza degli allergologi molecolari del CAAM .

L’allergologo molecolare ha il compito di personalizzare l’interpretazione del singolo test sulla base del ruolo svolto dalle singole molecole intese come markers di rischio.

Dove farlo? Cosa fare?

Puoi eseguire il test in questa struttura. Chiedi al desk gli orari di effettuazione dei prelievi.
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Ozonoterapia e Cura del Mal di Schiena

sabato, 27 Gennaio 2018 da admin
cura mal di schiena roma

L’Ozono Terapia nella cura del mal di schiena

La miscela di ossigeno-ozono mostra diversi effetti nella patologia degenerativa del rachide.

Innanzitutto determina una riduzione volumetrica del disco intersomatico.


Questo effetto  sui dischi intersomatici è stato dimostrato sperimentalmente nel coniglio e nell’uomo; si è potuto infatti evidenziare istopatologicamente che i dischi intersomatici trattati con ossigeno-ozono mostrano disidratazione della matrice fibrillare del nucleo polposo, la formazione di vacuoli, e la frammentazione del collagene.

Dal punto di vista chimico questo si spiega in quanto l’ozono (O3) è una forma instabile dell’ossigeno che tende a reagire con i proteoglicani del nucleo polposo del disco intersomatico determinando la perdita di acqua dello stesso e quindi la sua disidratazione, questo porta ad una riduzione volumetrica del disco e quindi alla riduzione diretta della compressione sulla radice.

Inoltre la riduzione del volume del disco determina a sua volta una riduzione dell’edema della radice compressa dalla protrusione/ernia discale, e della stasi venosa e arresta il processo di demielinizzazione.

Il secondo effetto della miscela di ossigeno-ozono è quello analgesico e antinfiammatorio.

L’ozono infatti, inibisce la sintesi e il rilascio di prostaglandine , bradichinina e varie molecole algogeniche. Inoltre l’ozono aumenta il rilascio di antagonisti delle citochine proinfiammatorie.

Questo secondo effetto determina chimicamente una riduzione della patologia infiammatoria radicolare. L’ effetto chimico sulla patologia infiammatoria radicolare può anche spiegare l’efficacia clinica delle infiltrazioni intraforaminale O2 -O3.

L’efficacia riferita della procedura è promettente, con successo clinico nel 70 % -80 % dei pazienti. Infine moltissimi studi concordano nell’affermare che l’iniezione combinata di uno steroide e un anestetico locale oltre alla miscela gassosa O2 – O3 è più efficace dell’iniezione della sola miscela O2 – O3.

L’esecuzione della Procedura sotto guida TC permette una precisione millimetrica e consente di iniettare la miscela di Ozono, Acido Ialuronico e sostanze anti-infiammatorie direttamente all’interno del disco intervertebrale senza nessun rischio di danno.

Dal 2005 ad oggi abbiamo realizzato oltre 28.000 procedure con Zero effetti collaterali, rischi di infezioni e problemi, dal momento che tutte el sostanze utilizzate sono completamente naturali, che l’ozono è un importante sterilizzatore e che la procedura viene comunque eseguita nella totale sterilità.

Per info e prenotazioni: 0661560852

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Intolleranza al Lattosio

sabato, 27 Gennaio 2018 da admin

Le intolleranze alimentari costituiscono un capitolo importante fra le patologie del tubo digerente e possono condizionare sintomatologie croniche e difficili da diagnosticare.

Un’intolleranza molto conosciuta e molto diffusa è rappresentata dall’intolleranza al lattosio, principale zucchero presente  nel latte e nei sui derivati.

Quella al lattosio è la più comune delle intolleranze enzimatiche ed è determinata dall’assenza dell’enzima necessario per la metabolizzazione dell’alimento.

Questa intolleranza, infatti, si verifica in caso di deficienza dell’enzima lattasi in grado di scindere il lattosio (il principale zucchero del latte) in glucosio e galattosio in modo da renderli assorbibili dal nostro intestino.

Se non viene correttamente digerito, il lattosio che rimane nell’intestino viene fatto fermentare dalla flora batterica intestinale con conseguenti manifestazioni cliniche come coliche, crampi, meteorismo e diarrea.

L’intolleranza al Lattosio è una patologia molto comune nell’adulto e molto diffusa in Italia, soprattutto nelle regioni meridionali, e i suoi sintomi si manifestano con l’avanzare dell’età a partire dai 7 anni.

Nel caso di diagnosi di intolleranza al lattosio non è sempre necessario eliminare completamente i prodotti che lo contengono, grazie al fatto che può esserci una minima attività residua di enzima, che rende digeribili quantitativi limitati di lattosio. Può pertanto essere sufficiente ridurre semplicemente il consumo di prodotti contenenti lattosio o sostituirli con prodotti ad alta digeribilità, per non consumare del tutto la residua attività dell’enzima Lattasi.

La riserva residua di lattasi varia da persona a persona, determinando così il grado di intolleranza:
il test  non indica una condizione patologica, ma permette di definire la predisposizione genetica all’intolleranza al lattosio e consente di correggere il proprio comportamento alimentare.

Oltre al Test genetico è possibile effettuare anche il Breath test, che se positivo, indica una intolleranza reale al lattosio.

Cosa vuole dire?

Significa che non si digerisce il Lattosio. esistono moltissimi casi in cui si ha produzione di enzima Lattasi, ma non si digerisce lo stesso per cause più varie, la principale delle quali è una infiammazione intestinale, che porta ad uccidere l’enzima prodotto. Si parla infatti di Intolleranza transitoria.

Ma allora quale Test Fare?

In realtà nella diagnosi di intolleranza al Lattosio si dovrebbero fare entrambe i test, a meno che, con il primo dei due, non si abbia una diagnosi certa di Negatività.

Solo i pazienti positivi ad uno dei test, dovrebbero approfondire se la positività è genetica o transitortia, perchè in base a questo, le Terapie cambiano e di molto.

Un corretto algoritmo

Un corretto algoritmo per l’analisi dell’intolleranza al Lattosio potrebbe essere questo:

1 )Esame Breath test.

Se negativo, STOP, il paziente digerisce il Lattosio e quindi ha l’enzima

Se positivo il paziente non digerisce il Lattosio: ma questa intolleranza è genetica o transitoria? Si farà quindi il test del DNA per conoscere se si produce l’enzima (quindi se si ha la mutazione che permette di continuare la digestione del Latte anche dopo lo svezzamento materno) oppure non lo si produce più. La percentuale in Italia si attesta quasi sul 50-50

2) Si fa il Test al DNA.

Se Positivo, STOP. Il paziente non produce l’enzima e quindi non digerisce il Lattosio

Se negativo bisognerebbe verificare se non si ha una intolleranza al Lattosio transitorio (in questo aiutati dalla sintomatologia: se non si hanno sintomi, non c’è bisogno di eseguire ulteriori test).

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Litoclasia (o ablazione) di calcificazioni di spalla

sabato, 27 Gennaio 2018 da admin

Calcificazioni di spalla: come sconfiggere il Dolore in pochi minuti

Le calcificazioni dei tendini della cuffia dei rotatori (in passato periartrite calcifica di spalla o periartrite­ scapolo­-omerale PSO ) costituiscono una patologia molto diffusa che necessita di procedure terapeutiche alternative alla chirurgia classica.

Hanno una componente congenita, genetica, ed una componente degenerativa (Artrosica) che si manifesta con sintomatologia dolorosa ricorrente che può durare mesi o anni, essere molto invalidante, riducendo la capacità di compiere molti atti quotidiani, movimenti delle spalle e delle braccia e portare ad una condizione di ridotta mobilità.

A volte il dolore si manifesta in modo molto acuto con una condizione estremamente invalidante che solitamente conduce il paziente ad approfondirne l’origine ed a scoprire calcificazioni insospettate. L’approccio terapeutico reumatologico ed ortopedico tradizionale si basa sull’utilizzo di farmaci antinfiammatori (FANS), delle infiltrazioni locali, della fisioterapia (Laser, Ultrasuoni, etc..), delle onde d’urto e talora del trattamento chirurgico artroscopico

Il trattamento percutaneo ecoguidato delle calcificazioni dei tendini della spalla , (maggiormente nel sovraspinoso, ma talvolta nel tendine sottoscapolare, dove possono raggiungere anche discrete dimensioni) è una metodica innovativa (eseguita in anestesia locale, anch’essa eseguita sotto guida ecografia) e rappresenta una procedura terapeutica alternativa all’intervento chirurgico tradizionale.

La metodica garantisce ottimi risultati a confronto del grande vantaggio legato alla totale non invasività rispetto ad operazioni artroscopiche, portando alla drastica riduzione/risoluzione del dolore e ad un miglioramento della funzione.

L’Ablazione Percutanea ECO Guidata è una procedura terapeutica innovativa nella pratica clinica.

L’intervento ambulatoriale dura circa 45 minuti e permette la rimozione di gran parte delle calcificazioni in modo non invasivo, con un intervento non doloroso, in anestesia locale.

Le abituali attività quotidiane potranno essere riprese dopo pochi giorni. I risultati della metodica sono soddisfacenti in circa il 90% dei casi e priva di significativi rischi o complicanze.

Il medico Radiologo mediante l’ecografia e la radiografia della spalla valuta l’aspetto, la tipologia e la localizzazione delle calcificazioni per un corretto inquadramento del problema, nonché per pianificare le modalità del trattamento percutaneo ecoguidato.

Sotto continuo controllo ecografico, si posizionano due aghi all’interno della calcificazione e si eseguono numerosi “lavaggi” con soluzione fisiologica a 36° che permette la distruzione della calcificazione in piccoli frammenti calcifici; infine, l’iniezione mirata di un antinfiammatorio favorisce il processo di recupero.

A termine del trattamento il paziente rimane circa 35 minuti in osservazione nella sala d’attesa con una borsa di ghiaccio sulla spalla. Nei giorni successivi dovrà riposare l’arto e, una volta eseguiti i controlli clinici e radiografici, potrà tornare alle abituali attività. E’ raccomandato sottoporsi nelle settimane successive a sedute di fisioterapia specifica. A distanza di un mese, un’ecografia permetterà di controllare il processo di guarigione.

Per la tua prestazione chiamaci allo 0661560852!

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Test di Predisposizione alla Malattia Celiaca

sabato, 27 Gennaio 2018 da admin

Predisposizione genetica alla Celiachia

La Malattia Celiaca (o Celiachia) è un’infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Oggi il glutine è uno dei più diffusi ed abbondanti componenti della dieta ed è presente in cereali quali avena, frumento, farro, grano khorasan (di solito commercializzato come Kamut®), orzo, segale, spelta e triticale.
Il Test sul DNA determina la predisposizione genetica alla malattia celiaca con un semplice tampone orale su cui si effettua l’analisi del DNA. In caso di negatività del test si può essere certi dell’assenza di predisposizione a celiachia, mentre nel caso di positività si può procedere ad ulteriori analisi di approfondimento, ovvero a test diagnostici di conferma eseguiti su sangue.
Il test è indicato a chi presenta sintomi quali gonfiore e dolore addominale, dissenteria o vomito frequenti, costipazione, dimagrimento senza che si siano manifestate patologie diagnosticate, a coloro che hanno familiarità per la celiachia e a coloro che vogliono indagare la propria predisposizione genetica a sviluppare tale patologia.
Un’indicazione di predisposizione genetica alla celiachia non è indicativa dell’effettiva e conclamata presenza della patologia, ma è un indicatore importante circa la possibilità di sviluppare la malattia celiaca in futuro, consentendo quindi di adottare comportamenti alimentari utili ad evitarne le complicanze.

Il test genetico di predisposizione alla celiachia è contemplato dalle linee guida del Ministero della Salute in rapporto al suo elevato potere predittivo negativo e il referto è redatto secondo le indicazioni dell’Associazione Italiana Celiachia: il tuo medico potrà aiutarti ad interpretare i risultati e ad intraprendere il percorso diagnostico più adatto.

Come si effettua il test?

Il DNA viene raccolto con un bastoncino di ovatta passato nella bocca: un modo molto semplice, sicuro e non invasivo

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Celiachia e Test del DNA

sabato, 27 Gennaio 2018 da admin

La celiachia, nota anche come intolleranza al glutine, è una delle malattie genetiche a maggior rilevanza epidemiologica ed impatto sociale: in Italia la sua prevalenza è stata stimata intorno a 1:180.

Il quadro clinico della celiaca è molto eterogeneo e va da forme asintomatiche a quelle classiche con lesioni intestinali responsabili di malassorbimento di molti nutrienti.

Eliminando dalla dieta frumento, orzo, segale e derivati, le condizioni cliniche migliorano significativamente (tranne i casi di celiachia refrattaria).

La diagnosi

La determinazione sierica degli anticorpi anti-gliadina (AGA), anti-endomisio (EMA) e anti-transglutaminasi tissutale (tTG-IgA) può dare indicazioni ad effettuare il test diagnostico “gold standard” che consiste nell’esecuzione di una biopsia dell’intestino tenue durante la Gastroscopia.

La malattia celiaca è una patologia a forte predisposizione genetica ed è strettamente associata alla presenza dell’aplotipo HLA-DQ2 e/o DQ8

Il test genetico

Il test verifica la presenza o assenza degli aplotipi DQ2 e/o DQ8, presenti in oltre il 99% dei celiaci. Va tuttavia ricordato che un 25-30% della popolazione, pur possedendo questi aplotipi predisponenti, non svilupperà mai la malattia.

Il test di Screening con anticorpi anti-Transglutaminasi

Nel nostro centro è possibile effettuare anche il test su sangue capillare per la rilevazione degli anticorpi Anti-Transglutaminasi di Classi IgA, IgM ed IgG. Questi anticorpi, infatti, sono presenti nella popolazione con malattia Celiaca.

Indicazioni al test genetico

Il test genetico ha un forte valore predittivo negativo , in quanto in assenza degli aplotipi suddetti, la celiachia è estremamente rara.

Il test riveste un ruolo importante nei familiari di primo grado dei pazienti celiaci per escludere i soggetti a rischio. Inoltre il test è utile quando i risultati istologici e sierologici risultano ambigui o discordanti, o quando è impossibile effettuare la biopsia duodenale.  O in caso di sintomatologia nei pazienti che non si vogliono o possono sottoporre a Gastroscopia

Come si svolge il Test Genetico

Mai un test fu più semplice: qui non serve sangue, non serve un esame invasivo. Basta un piccolo prelievo di saliva effettuato dai nostri operatori medici per la lettura del DNA con sistema PCR-Real Time.
Zero dolore, zero fastidio, nessuna preparazione nei giorni precedenti l’esame.

Come si Svolge il Test su sangue

Semplicemente con un prelievo di 2 gocce di sangue da un dito: in 10 minuti potremo conoscere se sono presenti gli anticorpi anti-Transglutaminasi, che ci forniscono il sospetto di Celiachia “silente” in mancanza di altri elementi sintomatologici (Dimagrimento, Dolore, Gonfiore etc)

 

Se vuoi sapere se hai una predisposizione genetica, chiamaci allo 0661560852 e prenota il tuo test

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La prevenzione delle Donne con il PAP Test

sabato, 27 Gennaio 2018 da admin

La Prevenzione dei Tumori del collo dell’Utero con il Pap-Test

In questa nota, riportiamo le linee guida dell’AIRC (Associazione Italiana Ricerca sul Cancro) in cui viene spiegato egregiamente come funziona il Pap Test, esame troppo sottovalutato dalle donne, fin dalla giovane età, perchè in grado non solo di verificare patologie tumorali, ma anche infezioni da HPV.

Per il tuo esame prenota allo 0661560852!

Di che cosa si tratta?

Il Pap test è un test di screening, che si effettua cioè anche in donne sane, senza alcun segno di possibile malattia, per individuare precocemente tumori del collo dell’utero o alterazioni che col passare degli anni potrebbero diventarlo.

La sua introduzione ha contribuito significativamente alla riduzione della mortalità per tumore del collo dell’utero (anche detto della cervice uterina) per cui andrebbe eseguito regolarmente, ogni tre anni, da tutte le donne dopo l’inizio dell’attività sessuale o comunque a partire dai 25 anni di età.

L’esame si effettua nel corso di una normale visita ginecologica, durante la quale si applica lo speculum, uno speciale strumento che dilata leggermente l’apertura vaginale in modo da favorire il prelievo. L’operatore inserisce poi delicatamente una speciale spatola e un bastoncino cotonato che servono a raccogliere piccole quantità di muco rispettivamente dal collo dell’utero e dal canale cervicale. Su questo campione, in laboratorio, si cercheranno le cellule esfoliate dal tessuto, perché siano esaminate con appositi metodi di colorazione e un approfondito esame computerizzato.

È un esame che possono fare tutti?

Il Pap test andrebbe eseguito regolarmente, ogni tre anni, da tutte le donne dopo l’inizio dell’attività sessuale o comunque a partire dai 25 anni di età.

L’unica controindicazione all’esecuzione dell’esame è la presenza di flusso mestruale, per cui sarebbe bene fissare l’appuntamento ad almeno tre giorni dalla fine delle mestruazioni e una settimana prima di quando si prevede possa subentrare il ciclo successivo.
Se le mestruazioni dovessero arrivare nei giorni immediatamente precedenti o il giorno stesso della visita, occorre quindi rimandare l’esame.

La gravidanza, invece, non rappresenta una controindicazione all’indagine, anche se è bene informare chi esegue l’esame della propria condizione.

Ugualmente l’uso di contraccettivi orali o la presenza di una spirale intrauterina sono irrilevanti ai fini del test.

Anche le donne in menopausa devono continuare a sottoporsi all’esame, almeno fino ai 65 anni di età, anche se non hanno più rapporti sessuali.

Le donne vergini, che non hanno mai avuto rapporti sessuali completi, possono comunque provare a eseguire l’esame. Il medico o l’ostetrica, opportunamente informati, utilizzeranno uno strumento apposito per dilatare l’apertura della vagina. A seconda delle caratteristiche anatomiche della donna, in questi casi potrebbe però essere difficile riuscire a prelevare dal collo dell’utero il campione di muco da esaminare. Il risultato quindi può non essere altrettanto affidabile.

Nonostante queste difficoltà, le donne adulte dovrebbero comunque sottoporsi all’indagine perché, sebbene il rischio di cancro al collo dell’utero sia molto basso in una donna vergine, esistono rare forme che si sviluppano indipendentemente dall’infezione da papilloma virus (HPV) trasmessa da un partner.

Occorre anche chiarire che, mentre è vero che i tumori della cervice uterina dipendono nella quasi totalità dei casi dall’infezione virale, la maggior parte delle infezioni da HPV invece si risolvono spontaneamente e, anche quando ciò non accade, non daranno necessariamente origine a un cancro.

È altrettanto importante sapere che la vaccinazione contro l’infezione da HPV non esonera dall’esecuzione dell’esame. La protezione infatti non assicura una copertura totale e si rivolge solo ai viruspiù diffusi, ma non ad a tutti i tipi di virus.

Le donne che in passato sono state sottoposte a isterectomia dovrebbero consultare il loro medico per sapere se devono continuare a effettuare lo screening o no. In genere si ritiene comunque opportuno ripetere l’esame se l’utero è stato asportato a causa di un tumore o di una forma pretumorale, mentre non occorre se è stato tolto per altre ragioni, per esempio a causa di emorragie abbondanti.
Occorre qualche tipo di preparazione particolare all’esame?
Nei due giorni prima di un Pap test, meglio evitare deodoranti intimi e prodotti spermicidi, lavande, creme, gel, ovuli o schiume vaginali di qualunque tipo, a meno che siano stati prescritti dal medico, perché potrebbero eliminare o nascondere cellule anormali.

I risultati potrebbero venire alterati anche dai rapporti sessuali, da cui sarebbe meglio astenersi nei due giorni precedenti all’esame.

L’esame è doloroso o provoca altri tipi di disagio?

L’esecuzione di un Pap test non è dolorosa, anche se per alcune può essere più fastidioso che per altre, in relazione alla sensibilità individuale e alla delicatezza di chi lo esegue. Cercando di rilassarsi e facendo respiri lenti e profondi si può ulteriormente ridurre il lieve disagio legato all’introduzione del dilatatore e al successivo prelievo. Dopo l’esame non si dovrebbe avvertire alcun disturbo. Nei giorni successivi all’indagine si possono verificare alcune piccole perdite di sangue: in caso di dubbio, comunque, è sempre meglio rivolgersi al medico.

L’esame comporta dei rischi immediati?

L’esecuzione del Pap test non comporta nessun rischio. Solo in caso di allergia al lattice è bene avvisare l’operatore, che si comporterà di conseguenza nella scelta dei guanti.

Posso riprendere subito la mia vita normale o devo avere particolari accortezze?

Dopo l’esecuzione del Pap test si può riprendere subito la propria vita normale, senza nessun tipo di limitazione, anche in termini di igiene e attività sessuale.

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